Giornalista Pubblicista Freelance e Scrittrice

Angal come la terra promessa

Angal, una terra lontana nel cuore dell’Africa centro-orientale, un villaggio dell’Uganda, in cui poche persone riescono ad andare, perché ad Angal non si va a fare visita agli amici e, tanto meno, a fare un viaggio di piacere.

Ad Angal ci arriva chi ha nel cuore il desiderio di condividere, chi vuole fortemente dare la parte di sé che è rimasta incontaminata dai falsi valori del Mondo Occidentale e che è disposto a mettersi in gioco per chi da solo non potrebbe farcela, per chi solo sa ringraziarti con un semplice sorriso.

Ad Angal da più di cinquant’anni medici e volontari prestano instancabilmente la loro opera al Saint Luke’s Hospital al servizio dei più bisognosi e dei più poveri, di coloro che, da pochi mesi di vita all’età matura, non riescono a gridare il loro bisogno di aiuto.

In mezzo a quella terra rossa ed apparentemente inospitale riescono a fiorire gli alberi di frangipani che, insieme con i cespugli e le macchie di verde che crescono spontaneamente, addolciscono un paesaggio altrimenti aspro e malagevole per chi non è abituato a camminare scalzo.

Ma proprio tutto questo è la forza di quel villaggio che apre le porte delle sue capanne senza chiederti chi sei e perché sei arrivata fino lì, ma semplicemente ti accoglie perché ci sei e perché partecipi alla vita dei suoi abitanti.

Una promessa rimandata per ben quasi dieci anni, ma che finalmente ha trovato il modo di essere mantenuta, mi ha dato l’occasione di sentirmi una donna completa, madre nel cuore e nell’anima, e di offrire quella parte di me che ancora la vita non mi aveva permesso di porgere.

Un desiderio irraggiungibile, un sogno che temevo di non poter mai realizzare, ma che invece il buon Dio ha voluto trasformare in realtà come per il suo popolo la terra promessa.

Angal è stata la mia terra promessa e come tale mi ha regalato molto più di quanto io abbia potuto, nonostante i miei sforzi ed i miei servizi, offrire a lei ed ai suoi Alur.

Resta una dolcissima nostalgia e l’impegno con me stessa di fare tesoro di una simile esperienza per ricordare, ricordare sempre, ciò che veramente è importante nella vita nel rispetto di chi mi ha insegnato quanto sia difficile sopravvivere.

Ora il sogno è di ritornarci…

Giovanna Benini

In viaggio da Kampala ad Angal

Reportage collegato:

Angal Un villaggio e il suo ospedale tra passato e futuro