Giornalista Pubblicista Freelance e Scrittrice

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Il giornalista e storico Antonio Mazzei presenta Prefetti, Polizie, Sicurezze

Il giornalista e storico Antonio Mazzei presenta Prefetti, Polizie, Sicurezze

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Porta un titolo sintetico, ma pregno di significato, l’ultima fatica del collega Antonio Mazzei, in cui l’autore ha raccolto, in circa cento pagine, “vari atti e documenti” – come ama definirli lui stesso –, selezionandoli tra altrettante carte e annotazioni per rendere fruibile e, soprattutto, comprensibile un tema tanto attuale, quanto oggigiorno dibattuto, come quello sulla sicurezza. E così, dopo una decina di volumi sull’argomento, Antonio Mazzei, nato a Taranto nel 1961, ma a Verona – passando da Roma – ormai dalla fine del 1972, ha dato alle stampe Prefetti, Polizie, Sicurezze. Scritti dal 1991 al 2015 ordinati per categorie, con Aracne, impreziosendo un lavoro particolarmente meticoloso e esauriente nella trattazione dei singoli argomenti con la prefazione dell’esperto in giurisprudenza e scienze politiche e sociali Gesuele Bellini. Per la stessa casa editrice, insieme con Maria Genco e Pasquale Marchetto, pubblicò nel 2011 Appunti sulla cittadinanza. Studioso sin dagli anni Ottanta, quando era all’università di Bologna, del sistema penale, con particolare riguardo agli apparati polizieschi, Mazzei in questo volume ha cercato di spiegare come i prefetti e le forze dell’ordine operino per garantire le diverse forme di sicurezza, da quella ambientale a quella urbana, da quella penitenziaria a quella stradale. Al lettore viene, perciò, presentata la storia della istituzione di uffici e relative figure professionali nello specifico contesto storico, dalle origini fino ai giorni nostri. Ma è proprio l’autore di Prefetti, Polizie, Sicurezze. Scritti dal 1991 al 2015 ordinati per categorie in persona a raccontarci la genesi di questa sua ultima opera. «Selezionare propri scritti è sempre un’operazione narcisistica. Quest’operazione, come una medaglia, ha due facce. Quella attraente è rappresentata dalle sollecitazioni di amici e colleghi a raccogliere in un libro articoli e saggi pubblicati a iniziare dagli anni Novanta. Nel 1991 diventai giornalista pubblicista e l’anno dopo entrai nell’Amministrazione civile dell’Interno, prendendo servizio in Prefettura a Mantova. Ecco, amici e colleghi mi rimproverarono spesso di non aver mai affrontato il tema della sicurezza anche dalla prospettiva – privilegiata – del lavoratore contrattualizzato del Viminale, cosa che feci alla fine del 2016 grazie ad una importante casa editrice come la romana Aracne. Il volto meno attraente del narcisismo è costituito dalle imperfezioni rivelate nello specchiarsi nei propri scritti: il desiderio di riconfigurare...

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Si racconta l’autrice de Alla nostra età, con la nostra bellezza

Si racconta l’autrice de Alla nostra età, con la nostra bellezza

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Daria Colombo, giornalista e scrittrice al suo secondo romanzo, rivela la genesi di questa sua opera letteraria, Alla nostra età, con la nostra bellezza, sottolineando gli aspetti peculiari che hanno caratterizzato la realizzazione del suo componimento narrativo, dall’idea  iniziale fino alla conclusione della storia, attraverso l’evoluzione delle personalità delle due coprotagoniste e lo svolgimento dell’intera vicenda. – Daria, qual è stato lo spunto iniziale da cui è nata l’ispirazione per scrivere il racconto di Alberta e Lisa? «L’esigenza che sentivo principalmente dentro di me era quella di parlare della forza delle donne, ma avvertivo anche il desiderio di lanciare una provocazione di tipo politico. Così, ho deciso di riportare tutto ciò attraverso una narrazione che descrivesse la storia di un’amicizia». – Il suo si può definire un romanzo autobiografico? «Senz’altro inizialmente l’idea è maturata riflettendo su alcuni ricordi della mia vita, ma in realtà Alberta, la protagonista più giovane del libro, è una persona molto diversa dalla sottoscritta, nonostante io abbia conosciuto e frequentato all’Università una compagna molto più grande di me, con la quale ho concluso il ciclo di studi insieme. Nel romanzo, di ciò che fu in realtà, ho descritto solamente la differenza di età e, soprattutto, quella caratteriale tra le due donne, ma il contesto è assolutamente diverso, così come l’epoca nella quale si svolgono i fatti. Certamente ho voluto omaggiare con il nome di questa mia amica che non c’è più una delle due protagoniste della storia, perché Annalisa è stata una persona che mi ha dato veramente tanto e l’idea mi è venuta proprio perché nell’accostare due persone tanto diverse, a mio parere, ci sono uno scambio ed un arricchimento molto importanti. Particolarmente in un tempo come quello che stiamo vivendo attualmente vale la pena una volta di più sottolineare quanto “differenza” sia sempre arricchimento e mai sottrazione». – Alla luce dei fatti di violenza che hanno coinvolto la città di Parigi in quest’anno ma non solo Parigi, anche tutto il resto del mondo che è vittima del terrorismo da parte dell’Isis in questi ultimi tempi ed in precedenza, comunque, per opera di un fanatismo religioso, come si sentirebbe di vivere la politica oggi? «Questo si evidenzia proprio nelle pagine del mio libro: con...

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Alla nostra età, con la nostra bellezza il nuovo libro di Daria Colombo

Alla nostra età, con la nostra bellezza il nuovo libro di Daria Colombo

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Alla nostra età, con la nostra bellezza è il secondo romanzo della scrittrice  veronese Daria Colombo, che nel 2010 ha dato alla stampa Meglio dirselo, grazie al quale ha vinto il premio “Bugatta Opera Prima”. Art director e giornalista, Daria Colombo, da sempre impegnata politicamente, è stata l’ideatrice e l’organizzatrice, insieme con l’attrice Ottavia Piccolo ed altri cittadini milanesi, del movimento dei Girondini a livello nazionale, pur non trascurando le molte attività di solidarietà in Italia ed all’estero. È la storia di una donna, quella che l’autrice narra in Alla nostra età, con la nostra bellezza, una donna qualsiasi che ne incontra un’altra, così per caso, e da un semplice scambio di sguardi nasce un’amicizia che durerà per tutta la vita ed anche oltre. Proprio così, perché la trama ordita per illustrare l’esistenza di Alberta, la protagonista del componimento narrativo, non potrebbe reggere senza la presenza dell’amica Annalisa (Lisa poi nel succedersi degli avvenimenti) che, dapprima con il sostegno quasi materno nei confronti della giovane ragazza e successivamente con la propria complicità, riesce a portare a galla anche i sentimenti più nascosti ed intimi della sua interlocutrice. Il romanzo è ben articolato, costruito su una vicenda che ha radici lontane, un po’ ma non troppo autobiografica, e che lascia spazio ad un dialogo aperto tra le due coprotagoniste, tanto da permettere al lettore di seguire, man mano che si addentra nel racconto, la maturazione psicologica di entrambe rispetto alla propria vita ed al contesto sociale in cui si trovano a confrontarsi quasi quotidianamente nell’arco di tutti i quindici anni in cui si svolge l’intera narrazione. La storia incomincia all’inizio degli anni Novanta a Milano, quando Alberta Torino incontra Annalisa Papa all’entrata dell’Università Statale, una signora elegante e con l’acconciatura appena fatta. Insomma, una persona che apparentemente stona in quel contesto di ragazze e qualche ragazzo ben più giovani di lei, che frequentano la facoltà di Lettere moderne, ma è proprio in quel momento che tra le due donne scocca la scintilla di un’amicizia vera, profonda e, soprattutto, duratura nel tempo. Così, Alberta e Lisa vivono insieme più di una stagione della loro vita, per condividere sogni, paure, fragilità, emozioni e valori importanti che sono il vero collante per ritrovarsi sempre, anche...

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Camillo Smacchia a capo delle attività del Serd di Verona

Camillo Smacchia a capo delle attività del Serd di Verona

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Il Servizio dipendenze di Verona ha un nuovo direttore. Sarà, infatti, il dottor Camillo Smacchia, già responsabile del Serd di Villafranca dal 2008, a ricoprire l’incarico assegnatogli dal direttore generale dell’Ulss 20, Giuseppina Bonavina, ed a sostituire sul campo Giovanni Serpelloni, suo storico predecessore nella sede scaligera. Un incarico di prestigio senz’altro ma anche un onere gravoso, che impegnerà il medico a trecentosessanta gradi nella riorganizzazione delle attività del Servizio di via Germania. Senza alcun dubbio una scelta oculata da parte della dirigenza dell’Ulss 20, che evidentemente  ha riconosciuto in Camillo Smacchia non solo la capacità professionale ma anche le doti umane ed i valori morali necessari per un incarico tanto di prestigio quanto delicato. E ne sono una testimonianza soprattutto le esperienze all’estero in terra di Missione grazie  alle quali il dottor Smacchia ha arricchito il proprio bagaglio professionale oltreché personale. A questo proposito particolarmente significativo si è rivelato il suo incarico in Kosovo, dove ha diretto per quasi due anni e riqualificato  un ospedale nella città di Pec, su indicazione di un progetto della Regione Veneto, all’interno degli accordi per la cooperazione internazionale, tanto da guadagnarsi al rientro in Italia il suo primo incarico come direttore al Serd di Villafranca. Ma altrettanto importanti per la formazione di questo professionista della Sanità, sempre presente per le necessità dei suoi pazienti e per quelli della comunità di San Patrignano, dove svolge la sua attività come volontario dall’inizio della sua carriera, sono stati gli ultimi quindici anni, da quando periodicamente presta la propria opera insieme con il dottor Mario Marsiaj  ed altri medici volontari presso il piccolo ospedale di Angal, in Uganda. Senz’altro questo nuovo incarico per Camillo Smacchia è un ulteriore stimolo professionale. Forse non solamente questo. Ce lo racconta lui stesso. «Circa una ventina di giorni fa – inizia a spiegare lo specialista – la direttrice generale dell’Ulss 20, Giuseppina Bonavina, mi ha personalmente telefonato, chiedendo la mia disponibilità ad assumere l’incarico di nuovo coordinatore di tutte le attività del Serd di Verona. A suo parere, dopo avere raccolto informazioni ed essersi documentata in merito, ha considerato il mio profilo professionale come il più idoneo per ricoprire questo particolare ed impegnativo ruolo lavorativo-dirigenziale». – Questo è ciò che...

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Angal Un villaggio e il suo ospedale tra passato e futuro

Angal Un villaggio e il suo ospedale tra passato e futuro

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Un reportage racconta la storia di Angal, un piccolo villaggio nel cuore dell’Uganda, al centro del quale circa 50 anni fa sorse un piccolo ospedale per l’opera instancabile di alcuni padri Comboniani. Nei decenni successivi la struttura sanitaria si è sviluppata grazie all’intervento ed alla presenza costanti di medici volontari del Cuamm (Medici con l’Africa). Oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, il St. Luke Hospital è completamente africanizzato. L’Associazione non a scopo di lucro Amici di Angal è presente sul territorio per supportare l’Ospedale e la popolazione del suo villaggio. Ne parlano in questo servizio il dottor Mario Marsiaj e la moglie Claudia, che hanno dedicato gran parte della loro vita assieme per la realizzazione di un progetto tanto ambizioso quanto complicato, riuscendo a concretizzare il sogno di entrambi.     Cortometraggio   Articolo collegato: Angal come la Terra...

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Deccio: storia della Lucchesia narrata da Enrico Linaria

Deccio: storia della Lucchesia narrata da Enrico Linaria

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Deccio divertenti storie di un paesello della Lucchesia è l’ultima fatica letteraria di Enrico Pieruccini, che firma anche questa sua opera con lo pseudonimo “Enrico Linaria”. Circa 340 pagine davvero diverse che offrono “una visione della Toscana molto insolita”, in cui l’autore spazia tra ricordi che iniziano fin dall’infanzia e le speranze per un nuovo futuro per la sua terra d’origine. Un volume carico di emozioni, le più diverse e le più varie, quello che Delmiglio Editore ci propone con Linaria, offrendo al pubblico una nuova chiave di lettura e di interpretazione del testo attraverso singoli racconti, ciascuno corredato di note a piè di pagina, fotografie d’epoca e più recenti, schemi che descrivono esattamente parte dell’albero genealogico dell’autore e, per concludere, descrizioni particolareggiate dei fatti storici più significativi che comprendono il periodo di tempo che va dal dopoguerra fino agli anni Novanta del secolo scorso. Non mancano perfino alcune riproduzioni dei Tentavi “pittorici” che Linaria ha esperimentato come forma di espressione che, a suo dire, non gli appartiene ma che desidera comunque assecondare quel desiderio di pittura. Ma chi conosce l’autore apprezza soprattutto lo scrivere di sé, dei suoi cari, della sua gente, perché in questo modo gli è permesso immaginare un Enrico bambino e conoscerlo fin dalla più tenera età per quello che effettivamente è: lui, la sua storia, i suoi desideri, le sue passioni e quella voglia innata di vivere e di lottare per i valori in cui crede. Questo è un libro in cui traspare la sua passione mista ad una conoscenza acquisita sì dei fatti, ma soprattutto della vita, della vita in senso lato, della propria esistenza condivisa con quella del suo prossimo. E questo emoziona, ti rende partecipe di ciò che altrimenti non avresti probabilmente conosciuto, di una sensibilità innata ma coltivata negli anni e messa a disposizione di una collettività, la micro-comunità del paesello di Deccio, ma anche e soprattutto di una società che ha bisogno di ricordare alcuni valori essenziali per vivere bene insieme nel rispetto della natura e dei suoi simili. Una scrittura semplice per una narrativa ricca di humor, umanità ed autenticità, che lascia spazio anche a qualche istante di commozione, perché scritta con il cuore aperto e ricco di...

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